L'APPROCCIO SISTEMICO
- Benedetta Bartoli
- 23 set 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Per capire meglio quali sono le basi dell’approccio sistemico.
Questo approccio ebbe origine a partire da un ampio movimento di teorie e idee diffuse negli Stati Uniti durante gli anni '50, a partire dalle teorie della prima e seconda cibernetica e la teoria dei sistemi elaborata da L Von Bertanlaffy, seguite poi dalla "Scuola di Palo Alto" e il Mental Research Institute, con i loro maggiori esponenti (Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haley, Paul Watzlawick).
Con la “teoria generale dei sistemi” il biologo austriaco L. Von Bertalanffy propose di descrivere e studiare tutti gli organismi come dei sistemi, usando il termine sistema per intendere ogni livello di organizzazione formato da parti differenziate che cooperano per formarne un’ entità organizzativa con specifiche funzioni, funzioni che non possono essere svolte dalle singole parti autonomamente.
Esempio principe di Sistema è la famiglia, ma anche un gruppo di persone che lavorano, giocano o compongono una squadra formano un sistema, che può essere stabile o temporaneo, poiché sono legati da relazioni, hanno un’ organizzazione interna e concorrono a degli scopi comuni. Se si scompone un sistema nelle sue singole componenti esso perde le sue funzioni e questo accade anche nei sistemi creati dall’uomo: la famiglia, un ufficio, un’ azienda, la società (Lazzari, 2007). In questa ottica anche il singolo soggetto può essere definito come sistema, infatti, a livello psichico, disponiamo di un complesso meccanismo di feedback che ci permette di monitorare i livelli di armonia con la realtà e quindi con gli altri sistemi (di cui facciamo parte). Quando questo sistema interno entra in crisi la bilancia dello stress si “sbilancia” e l’individuo avrà bisogno di nuovi equilibri, nuovi schemi e soprattutto necessiterà di scoprire la provenienza del deficit della “vecchia” organizzazione interna.
L'approccio sistemico-relazionale considera la realtà complessa delle relazioni umane e ne studia l'influenza sull'individuo, sulla sua visione del mondo e sui suoi comportamenti. Nell'approccio sistemico sia individuale che famigliare "l'attenzione alla soggettività, all'unicità del singolo implica l'attenzione alla sua rete di relazioni. Il cambiamento non è visto unicamente come un fattore soggettivo bensì qualcosa di dipendente da una molteplicità di fattori interattivi: lo scopo intrinseco del sistema, le funzioni dei singoli componenti in relazione allo scopo stesso del sistema, le diverse interazioni del sistema con altri sistemi adiacenti, in una complessità crescente e molto articolata"(A. Ricci).
Gli studi condotti da G. Bateson e l'elaborazione del modello teorico dell' "epistemologia cibernetica" hanno reso evidente come le nostre percezioni vengano modellate non tanto dai fenomeni in sé stessi, ma dalle relazioni che sussistono tra questi. Ogni gruppo umano con una storia, come ad esempio la famiglia, può essere visto come un sistema aperto in evoluzione. In quanto tale esso è soggetto alla dialettica tra stabilità e cambiamento, tra la necessità di garantirsi una continuità (anche attraverso comportamenti sintomatici) e la necessità di trasformazione verso una maggiore complessità mediante scambio di informazioni con il mondo esterno. Secondo l'approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione. I sintomi espressi da un membro della famiglia, esprimono in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, ma acquisiscono anche una funzione precisa all'interno del sistema relazionale in cui emergono. La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell'esperienza emotiva di una persona, è il primo contesto esperienziale all'interno del quale i sintomi assumono una funzione precisa nel funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte. La psicoterapia ad indirizzo sistemico-relazionale, non a caso, considera la persona portatrice del sintomo "paziente designato", per indicare che un membro del sistema-famiglia esprime o segnala il funzionamento disfunzionale dell'intero sistema. Talvolta, specialmente in casi che riguardano i bambini o gli adolescenti, questo può manifestarsi sotto forma di blocco evolutivo, così che tutte le tensioni tendono a convergere su di lui.
L'intervento nell'ottica sistemica-familiare si attua operando su 4 livelli principali di osservazione:
- la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
- l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;
- la funzione del sintomo del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia;
- la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo.
L’individuo anche nella terapia individuale porta con sé tutte le relazioni significative che animano la propria vita nel presente, nel passato e nell’ipotetico futuro.








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